venerdì 25 gennaio 2013

Salviamo il SSN: tagliare i servizi o eliminare gli sprechi? | Il Blogdi Nino Cartabellotta


Salviamo il SSN: tagliare i servizi o eliminare gli sprechi?

In condizioni di crisi economica due strategie permettono di sostenere le attività produttive: la prima consiste nell'investire meno risorse (tagli), la seconda nell'ottenere migliori risultati dalle risorse investite, previa identificazione ed eliminazione degli sprechi.
Condizionato dall'inderogabile necessità di un risparmio diretto e immediato, il Governo Monti ha scelto la strategia dei tagli lineari: taglio dei posti letto, blocco delle assunzioni, riduzione dei rimborsi, etc.

In particolare, nella conferenza stampa del 19 dicembre 2012 il Ministro Balduzzi ha fatto "chiarezza sui numeri della Sanità": nel periodo 2012-2015 il SSN dovrà rinunciare a quasi 25 miliardi di euro tra il fabbisogno finanziario stimato ante-manovre e quello reale post-manovre.
La strategia alternativa a quella dei tagli lineari consiste nella riduzione degli sprechi, che Berwick ed Hackbarth (JAMA 2012;307:1513-1516) hanno classificato in sei categorie che costituiscono almeno il 20% dei costi sanitari:
  • Sottoutilizzo di interventi sanitari efficaci. Consegue principalmente ai gap tra ricerca e pratica: può ritardare o impedire la guarigione, aumentare le complicanze, richiedere ricoveri ospedalieri e interventi sanitari più costosi, causare assenze dal lavoro.
  • Inadeguato coordinamento dell'assistenza. Sono gli sprechi conseguenti al "rimbalzo" dei pazienti tra setting assistenziali diversi, in particolare tra ospedale e territorio.
  • Sovra-utilizzo di interventi diagnostici e terapeutici. Overtreatment e overdiagnosis sono dovuti alla convinzione professionale e sociale che in medicina l'imperativo dominante è "more is better", che peraltro alimenta continuamente la medicina difensiva.
  • Complessità amministrative. Il sovraccarico di obblighi burocratici sottrae tempo prezioso ai professionisti sanitari in un contesto dove, paradossalmente, i costi del personale amministrativo rappresentano una consistente voce di spesa del SSN.
  • Tecnologie sanitarie acquistate a costi eccessivi. La mancata definizione dei costi standard e l'assenza di regole ben definite fanno sì che i costi di acquisizione delle tecnologie sanitarie siano molto più alti del loro valore reale, con differenze regionali assolutamente ingiustificate.
  • Frodi e abusi. Oltre che alle azioni fraudolente (fatture false, truffe), gli sprechi conseguono anche alle leggi, ai regolamenti e ai controlli cui tutti devono sottostare.
Secondo le stime di Berwick ed Hackbarth, le sei categorie di sprechi valgono per la sanità USA almeno 558 miliardi di dollari/anno che, riportati alla nostra dimensione nazionale, rappresentano circa 25 miliardi di euro/anno, esattamente la stessa cifra che le manovre finanziarie hanno eroso alla sanità pubblica nel periodo 2012-2015.
Il prossimo esecutivo sarà in grado di sciogliere la prognosi di un SSN "lungodegente in terapia intensiva"?
Indubbiamente è un'impresa ardua che richiede riforme coerenti per identificare quale unico obiettivo del nostro insostituibile SSN il miglioramento dello stato di salute della popolazione. Infatti, l'articolo 32 della Costituzione garantisce a tutti gli individui il diritto alla salute, da non confondere però con l'accesso tempestivo a tutti i servizi e prestazioni sanitarie, fonte di soddisfazione del consumatore e garanzia di ritorno elettorale.
Ovviamente, al di là delle decisioni politiche, tutte le categorie di stakeholders devono rinunciare ai privilegi conquistati in 35 anni, grazie alla variabile interazione tra mancata programmazione, deriva regionalista, aziendalizzazione estrema, autonomie e resistenze professionali e involuzione del cittadino in consumatore!
Altrimenti, potrebbe avverarsi la (nuova) profezia dei Maya!

Fonte: Contro la spending del Governo Monti la ricetta del «best care at lower cost» firmata Obama. Il Sole 24 Ore Sanità 2012;22-28 gennaio 2013:12-14.


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